L’abito da sposa: storia e tendenze.
Lo sognavamo tutte da bambine, lo ammiravamo incantate attraverso le candide vetrine delle boutique o, con decisa approvazione, indosso alle nostre parenti più prossime, negli album di famiglia o, accuratamente e amorevolmente preservato, nell’armadio delle nostre madri, lo immaginavamo di solito bianco, ma poteva essere anche di altri colori, magari di un rosa delicato, con giochi di tulle e perlacei decori, con pregiati motivi di pizzo o sinuose balze di raso, in ogni caso era sempre speciale ed elegante, era l’abito che avremmo voluto indossare per le nostre nozze.
L’abito da sposa è sempre stato un indumento unico, prezioso, motivo di orgoglio e di profonda commozione. Numerosi sono stati, tuttavia, i cambiamenti che questo capo d’abbigliamento così tanto agognato ha subito nel corso dei secoli, assumendo di volta in volta significati e caratteristiche differenti e divenendo l’espressione fedele degli usi e dei costumi, come pure della situazione politica, economica e sociale, contemporanei.
Bianco, dalle linee semplici e fasciato da una beneaugurante cintura, che poteva essere disfatta solamente dallo sposo durante la prima notte di nozze, era, per esempio, l’abito indossato dalle donne nell’antica Roma.
Completavano la mise mantello e calzari di colore giallo e il cosiddetto “flammeum”, un velo rosso o arancione, dal forte valore simbolico e atto a coprire parte del volto della sposa, sul quale veniva adagiata una propizia coroncina di maggiorana e verbena o, più tardi, di mirto e fiori d’arancio.
Nel periodo Medievale, durante il quale il matrimonio, lungi dall’essere l’espressione di una felice unione dettata dall’amore, era piuttosto l’esternazione di accordi tra casate e aspirazioni tutt’altro che sentimentali, l’abito da sposa doveva essere all’altezza dell’occasione e rispecchiare la condizione sociale non solo della sposa, ma dell’intera famiglia. Più l’abito era fastoso più la famiglia era benestante. Gli abiti divennero colorati e ai modelli austeri dei primi secoli si sostituirono ben presto capi più moderni e attillati.
Non diversamente in epoca Rinascimentale l’abito doveva rappresentare la ricchezza e il prestigio della famiglia e apparire, perciò, sontuoso e accompagnato da adeguati accessori. Tessuti ricercati, quali taffetà, velluti, broccati e damaschi caratterizzavano gli abiti delle spose, ai quali si aggiunse, per la prima volta, lo strascico, la cui lunghezza e preziosità ne facevano un vero e proprio indicatore sociale. Gli abiti erano sempre colorati e dotati di corpetto e gonna larga.
L’abito bianco, oggi molto richiesto, nonostante le variopinte alternative, non era, quindi, in voga in passato. Fu usato solo in rare occasioni, destando, talvolta, stupore, se non addirittura scandalo. Numerose polemiche suscitò, ad esempio, quello di Maria Stuarda di Scozia, la quale, nel 1558, per il suo matrimonio con Francesco II di Francia, indossò un abito completamente bianco, una scelta insolita per quei tempi, visto che in Francia il bianco era di norma accostato al lutto.
L’abito bianco diventerà d’uso comune soltanto a partire dal 1840 e in particolare a seguito del matrimonio tra la regina Vittoria d’Inghilterra e Alberto di Sassonia- Coburgo-Gotha. La regina scelse un abito di pizzo bianco, dando il via a una nuova tradizione e rappresentando un punto di riferimento per le spose a lei coetanee e non solo. Fu, inoltre, in questo periodo che il bianco diventò simbolo di purezza e l’opzione più consona per l’abito nuziale.
Col trascorrere del tempo l’abito da sposa mutò ancora, e ancora, adattandosi alle esigenze del momento, a nuove mode e stili di vita: durante le guerre divenne pratico ed essenziale per poi tornare ad essere, negli anni successivi, raffinato e ricco di magnifici e ricercati dettagli.
Oggi si producono abiti da sposa per tutti i gusti e per tutte le personalità, troviamo abiti corti, lunghi, ampi o a sirena, con velo o senza, dal taglio romantico o trasgressivo. E l’abito giusto è quello che più di tutti è in grado di emozionare ogni futura sposa.
Genny Ferro
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